HOWARD SOUNES

 

 

SOUNES

 

Howard Sounes (Inghilterra, 1965) è uno scrittore inglese. Autore di una famosa biografia di Bob Dylan, vive attualmente a Londra. I suoi libri principali pubblicati in Italia sono: Bukowski, Guanda (2000) Bukowski. Una vita per immagini, Mondadori (2001) Bob Dylan, Guanda (2002, titolo originale 2001 Down the Highway: The Life Of Bob Dylan) Bukowski. 
La vita ribelle dello scrittore che ha raccontato l'altra America, TEA (2004) Bob Dylan, TEA (2005) Anni '70. La musica, le idee, i miti, Laterza (2007)

 

Ospite a Brienza, ha presentato il suo ultimo libro "Anni '70. La musica, le idee, i miti, edito da Laterza.

 

 

 

Il tempo in cui si credeva che Dio fumasse marijuana
da Corriere della Sera Magazine - giovedì 29 novembre 2007

 

Davvero gli anni Settanta sono stati volgari, insignificanti e ridicoli? Davvero quello è stato «un periodo da liquidare 
come uno stupido e leggero interludio tra i Beatles e gli anni Ottanta»? Da queste domande è partito Howard Sounes, biografo di Bob Dylan e Charles Bukowski, per scrivere Anni 70. La musica, le idee e i miti e per dimostrare che in quel decennio furono pubblicati «molti libri straordinari che oggi vengono letti come classici contemporanei». Sempre in quella stagione sono stati girati «innumerevoli film eccezionali» e la musica rock ha offerto alcuni dei suoi prodotti migliori, così come la pittura, la scultura, l'architettura e il design. Perfino la televisione nei Settanta ha sfornato alcuni programmi capolavoro. Prima di illustrare nei particolari la tesi di Sounes (che mi trova consenziente, a metà di quella decade avevo vent'anni e ricordo bene quanto avvenne), devo però precisare che l'accusa mossa ai Settanta non è stata tanto quella di essere stati stupidi o insignificanti (tutt'altro, erano strapieni di senso e di intelligenza anche provocatoria del mondo), quanto quella di essere sfociati nella violenza, nella distruzione, nell'auto-distruzione e nel nichilismo (ed è stato un peccato imperdonabile). Chiarito questo aspetto, sfuggito stranamente a Sounes (forse perché è nato nel 1965?), dico che il libro è molto bello e costruito con grande abilità giornalistica. L'eroe principale del racconto di Sounes è Jack Nicholson. Il libro comincia infatti ricostruendo il set di Cinque pezzi facili, il film in cui Nicholson, come fu scritto all'epoca, cambiò «per sempre il corso della recitazione americana». Nicholson raccolse, secondo Sounes, l'eredità di Marlon Brando. Quest'ultimo, però, proprio nei Settanta diede alcune delle prove più grandiose della sua arte d'attore: dal Padrino a Ultimo tango a Parigi, ad Apocalypse Now. Sounes dedica molte ricerche e molte pagine al cinema e ha perfettamente ragione. Fu il decennio di 2001 Odissea nello spazio, Arancia meccanica, American Graffiti, Chinatown, Guerre stellari, Lo squalo, Io e Annie, Manhattan, La febbre del sabato sera, Oltre il giardino e si potrebbe continuare. Sounes è nel giusto quando li definisce classici contemporanei.

 

Accanto a Nicholson, l'altro grande eroe di riferimento dell'epoca, secondo Sounes, è Aleksandr Solzenicyn (Nobel nel 1970, tra l'altro) e qui il libro trova il suo apice drammatico ripercorrendo la lotta titanica tra il grande scrittore e lo stalinismo (originale e nella declinazione brezneviana), una storia che raggiunge vertici assoluti (da tragedia antica, da mito antico) e che chiarisce quale è la chiave più giusta per interpretare il decennio 70 del Novecento: la chiave del delirio (delirante, per tanti motivi, è lo stile, altissimo, della letteratura di Solzenicyn).

 

Intense sono anche le pagine che Sounes dedica, da specializzato, a Dylan e alla sua amarezza esistenziale e sentimentale di quel periodo. L'eroina dei Settanta è (sempre sulla scorta del racconto di Sounes) la fotografa Diane Arbus (altro personaggio tragico) con la sua galleria di freak (altra chiave, estetica questa volta, per comprendere il periodo).

 

Anni 70 mi è piaciuto molto (per le cose che dice, per come le dice) e non solo per motivi autobiografici. Fu un'epoca dura, beffarda, coraggiosa. Un tempo in cui si credeva, come credette Bob Marley, che a leggere bene il Salmo 18 del Vecchio Testamento («Un fumo usciva dalle sue narici; un fuoco consumante gli usciva dalla bocca»), si arrivava alla conclusione indiscutibile che anche Dio fumava marijuana. Cose che può dire uno sballato, certo, però dopo di allora che Dio triste ci è toccato in sorte.

 


Antonio Dorrico